In Italia le aziende mostrano ancora una certa diffidenza nei confronti di Internet come strumento per le ricerche di mercato, eppure è in crescita il numero di chi comincia a guardare a questa metodologia come ad una potenzialità di marketing. Infatti grazie al fenomeno dei social network, primo tra tutti Facebook, è oggi possibile raggiungere nuovi target e nuove tipologie di consumatori: non più solo giovani abituati a navigare in rete, profili dotati di skill ben specifiche, ma anche persone che si avvicinano al mondo di internet e cominciano ad usare la Rete come nuovo strumento di comunicazione grazie alla facilità d’uso dei network.
È quanto emerge dai dati diffusi da Assirm, Associazione tra Istituti di ricerche di mercato, sondaggi di opinione e ricerca sociale, in occasione del convegno tenutosi oggi a Milano “Il futuro delle ricerche on-line in Italia” che ha riunito per la prima volta in Italia gli istituti associati specializzati nella materia e gli online panel provider esterni all’associazione.
Nel 2003 le ricerche on line nel nostro Paese rappresentavano meno dell’1% del fatturato delle ricerche ad hoc quando negli altri Paesi Europei si attestavano su livelli fino a 10 volte più elevati; a partire dal 2004 si è registrato però un trend di crescita che ha portato questa metodologia a rappresentare il 7% del totale mercato.
Il dato, riferito agli associati di Assirm che in totale fatturano circa l’80% delle ricerche in Italia, mette in luce il numero ancora limitato di ricerche on line nel nostro Paese. Senza tener conto dei Paesi extra europei come Australia, Giappone e Canada in cui le ricerche on line oscillano dal 32% al 35% del totale ricerche, anche nel resto d’Europa questa metodologia è molto più utilizzata rispetto all’Italia: in Germania il 29% delle ricerche è on line, in Gran Bretagna il 25% e nei Paesi Bassi il 28% con una media mondiale che si attesta al 20%.
La lenta penetrazione di Internet e la diffidenza nei confronti di una metodologia di indagine all’apparenza meno efficace fanno si che la ricerca di mercato on line non venga ancora considerata pienamente attendibile dalle aziende.
Eppure qualcosa sta cambiando: le stime di Assirm per l’anno corrente prevedono infatti una crescita delle ricerche via web in quanto si comincia a riconoscerle come uno strumento utile e interattivo per indagini sia qualitative che quantitative, che permette di avere un rapporto più forte con l’intervistato e che permette di porre sia domande chiuse che domande aperte.
La ricerca web, secondo le previsioni di Assirm, non soppianterà le metodologie di ricerca ‘tradizionali’ (telefonica o face-to-face), ma grazie alla qualità dei campioni e delle risposte, alla possibilità di sviluppare nuovi approcci di ricerca sfruttando l’interattività, all’applicazione di tecniche di analisi sofisticate e alla presenza dei social network, questo strumento diventerà un valido complemento alle ricerche classiche.
“Stiamo attraversando una fase critica dell’economia e Assirm crede nella necessità di investire nell’innovazione per rimettere in moto la domanda.” Ha dichiarato Silvestre Bertolini, Presidente di Assirm (nella foto). “Siamo convinti che le ricerche online abbiano una grande potenzialità che deve essere messa al servizio delle imprese. Il nostro mercato è generalmente più cauto e più lento nell’adottare le nuove tecnologie, ma proprio per questo è necessario diffondere una conoscenza approfondita di questo strumento e dei vantaggi che può offrire.”
“Siamo in una fase dello sviluppo economico e sociale che richiede come non mai l'attenzione a innovare.” Ha dichiarato Maurizio Pessato Consigliere e Coordinatore del gruppo di lavoro sulle ricerche online di Assirm “Le ricerche di mercato e di opinione devono essere più capaci di spingere su questo terreno; la risposta a questa sfida vale sia per uscire dalla crisi attuale sia per reggere i mutamenti veloci e profondi dell'organizzazione internazionale. L'utilizzo del web per la ricerca si colloca in questa linea con l'aggiornamento di metodologie, strumenti e paradigmi conoscitivi.”
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