Inizia con il 2025 la Nota di Mercato della Ferramenta, un appuntamento bimestrale per fare il punto della situazione dal nostro punto di vista.
Una Nota di Mercato che parte dalla fine di un anno, quello del 2024 che ci ha visti impegnati proprio nei mesi di Novembre e Dicembre con due eventi importanti, uno a Milano ed uno a Bruxelles, durante i quali si sono affrontati i temi caldi di questo periodo: geopolitica e sua incidenza sui trasporti, AI e suo utilizzo nel retail, economia circolare e sostenibilità, Direttiva “Case Green”.
Il Settore della Ferramenta in Italia ha registrato una performance contrastante negli ultimi anni, con una leggera flessione nei consumi nel 2023 a causa delle difficoltà economiche globali e locali, con un ritorno agli andamenti pre-Covid e con una dinamica costante anche nel 2024, senza particolari entusiasmi. Nonostante l'incertezza economica derivante dall'inflazione e dall'instabilità geopolitica, il Settore della Ferramenta si conferma una delle componenti chiave del comparto del "Fai-date" (DIY), delle costruzioni, del professionale e della manutenzione domestica.
Potranno i temi sopracitati e nello specifico Ai e Direttiva “Case Green” giocare un ruolo determinante per lo sviluppo e crescita del nostro settore?
Le nostre aziende sono sufficientemente informate e formate?
Con questa Nota, oltre ad elementi economici, vogliamo offrire anche spunti di approfondimento partendo proprio dalla Direttiva “Case Green”.
La cosiddetta nuova Direttiva UE “Case Green” (la sigla è EPBD – Energy Performance of Building Directive) 2024/1275, per l’appunto relativa alle Prestazioni Energetiche nell’Edilizia, è stata pubblicata l’8 maggio 2024 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.
Con il cosiddetto Green Deal, proposto dalla Commissione nel 2019, i Paesi UE si sono infatti impegnati a rendere l’Unione climaticamente neutra entro il 2050 e a portare al 55% gli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030.
La Direttiva UE 2024/1275 mira a:
- ridurre progressivamente le Emissioni di CO2 del Parco Immobiliare europeo;
- e raggiungere l’obiettivo della totale Decarbonizzazione entro il 2050 attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio europeo e il miglioramento dell’efficienza energetica.
In Italia dovremo quindi emanare un apposito Decreto Legislativo di recepimento, con tutti i dettagli ritenuti necessari per applicare la citata Direttiva anche a livello pratico.
Si prevede, in generale, che gli Stati membri riducano il consumo di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.
Il 55% di questa riduzione dovrà essere ottenuta tramite la ristrutturazione del 43% degli immobili con le prestazioni peggiori. Saranno i singoli Paesi a definire nei rispettivi Piani nazionali come intendono raggiungere gli obiettivi UE previsti. Inoltre, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a emissioni zero dal 2030.
Per raggiungere questi obiettivi, la Direttiva prevede l’applicazione di requisiti minimi di prestazione energetica di edifici e unità immobiliari di nuova costruzione ed esistenti.
Secondo le prime stime, in Italia le ristrutturazioni dovranno coinvolgere:
-il 15% degli immobili in classe F e G entro il 2030;
- e il 26% degli edifici di classe energetica più bassa entro il 2033.
Ciò significa che nel giro di pochi anni sarà necessario riqualificare oltre 500 mila edifici pubblici e circa 5 milioni di edifici privati con le prestazioni più scadenti.
A partire dal 2028 tutti i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero. Inoltre gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.
Tralasciando di entrare nel dettaglio degli aspetti relativi agli Edifici Pubblici e agli Edifici Non Residenziali, per gli Edifici Residenziali, gli Stati membri stabiliranno una traiettoria nazionale per la progressiva ristrutturazione del predetto parco edilizio (i Piani Nazionali di Ristrutturazione).
Gli Stati membri dovranno garantire che il consumo medio di energia primaria in kWh/m2 anno dell’intero parco immobiliare residenziale:
a) diminuisca di almeno il 16% entro il 2030;
b) diminuisca di almeno il 20-22% entro il 2035;
c) entro il 2040, e successivamente ogni 5 anni, sia equivalente o inferiore al valore determinato a livello nazionale derivante da una progressiva diminuzione del consumo medio di energia primaria dal 2030 al 2050, in linea con la trasformazione del parco edilizio residenziale in un parco edilizio a emissioni zero.
Gli Stati membri possono decidere di non applicare gli Standard Minimi di
prestazione energetica alle seguenti tipologie di edifici:
a) edifici ufficialmente protetti in virtù dell’appartenenza a determinate aree o del loro
particolare valore architettonico o storico, o altri edifici del patrimonio, nella misura in
cui il rispetto delle norme implichi un’alterazione inaccettabile del loro carattere o
aspetto, o qualora la loro ristrutturazione non sia tecnicamente o economicamente
fattibile;
b) edifici adibiti a luoghi di culto e allo svolgimento di attività religiose;
c) fabbricati temporanei con un tempo di utilizzo non superiore a due anni, siti
industriali, officine ed edifici agricoli non residenziali a basso fabbisogno energetico,
nonché edifici agricoli non residenziali usati in un settore disciplinato da un accordo
nazionale settoriale sulla prestazione energetica;
d) edifici residenziali che sono usati o sono destinati ad essere usati meno di quattro
mesi all’anno o, in alternativa, per un periodo limitato dell’anno e con un consumo
energetico previsto inferiore al 25 % del consumo che risulterebbe dall’uso durante
l’intero anno;
e) fabbricati indipendenti con una superficie calpestabile totale inferiore a 50 m2;
f) edifici di proprietà delle forze armate o del governo centrale che servono a scopi di
difesa nazionale, ad eccezione degli alloggi singoli o degli edifici adibiti a uffici per le
forze armate e altro personale impiegato dalle autorità di difesa nazionale.
In Italia sono presenti circa 12 milioni di edifici a uso residenziale, 12.187.698 secondo il
censimento ISTAT del 2011, 12.420.403 secondo i dati riportati nella STREPIN (Strategia
per la Riqualificazione Energetica del Parco Immobiliare Nazionale) pubblicata nel
2021.
Secondo i dati del censimento ISTAT del 2011, ai 12.187.698 di edifici a uso residenziale si aggiungono 1.576.159 edifici o complessi di edifici (pari all’11,5% del totale) a uso non residenziale, per un totale di 13.763.857 edifici o complessi di edifici utilizzati. Includendo anche i fabbricati inutilizzati, il totale degli edifici o complessi di edifici ammonta a 14.515.795. Escludendo invece l’uso produttivo, gli edifici non residenziali utilizzati risultano pari a 1.273.788.
Stando ai dati sino ad ora esistenti di STREPIN (ma non aggiornati rispetto situazione odierna) gli edifici a destinazione d’uso residenziale risultano pari a 12,42 milioni. Oltre il 60% di tale parco edilizio ha più di 45 anni, ovvero è precedente alla Legge 373/1976 (abrogata dal 1° gennaio 1991), prima legge sul risparmio energetico.
Allo stato di fatto il 35% degli edifici dell’UE ha più di 50 anni e quasi il 75% del parco immobiliare è inefficiente dal punto di vista energetico. Il tasso medio annuo di rinnovamento energetico UE è solo dell’1% circa, quindi estremamente basso, troppo.
Sulla base delle Prestazioni Energetiche medie degli edifici in Italia, basato sulle valutazioni del campione di APE presenti sul SIAPE (il Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica Istituito con Decreto Interministeriale 26/06/2015), stante l’obiettivo estremamente sfidante di decarbonizzazione del parco immobiliare entro il 2050, come previsto dalla nuova Direttiva UE “Case Green”, sarà quindi necessario stabilire una traiettoria per la riqualificazione progressiva del parco edilizio (Piano Nazionale di Ristrutturazione).
Ciò premesso, in pratica, per “Case Green” si intendono in sostanza le seguenti tipologie Edifici:
- a emissioni zero o quasi zero, cioè con una domanda molto bassa di energia, zero emissioni in loco di carbonio da combustibili fossili e un quantitativo pari a zero, o molto basso, di emissioni operative di gas a effetto serra;
- il cui consumo totale annuo di energia primaria sia coperto da energia da fonti rinnovabili generata in loco o nelle vicinanze, fornita da una comunità di energia rinnovabile, proveniente da un sistema efficiente di teleriscaldamento e teleraffrescamento o da energia da fonti prive di carbonio;
- progettati in modo da ottimizzare il loro potenziale di produzione di energia solare sulla base dell’irraggiamento solare del sito, consentendo l’installazione successiva di tecnologie solari efficienti sotto il profilo dei costi.
Nel merito, a titolo di esempio, sull’impiego di Caldaie Alimentate da Combustibili Fossili, la Direttiva propone una strategia graduale invitando gli Stati membri a formulare misure specifiche per facilitare questa transizione nel settore del riscaldamento e del raffreddamento.
A partire dal 1° gennaio 2025, dovranno essere comunque già sospesi i sussidi per l’installazione di caldaie autonome che funzionano ancora solo con combustibili fossili (potranno rimanere solo per gli ibridi, ovvero quelli che associano alla caldaia a gas una pompa di calore).
Pertanto, agli Stati membri spetta l’elaborazione di piani dettagliati per l’eliminazione graduale dell’uso dei combustibili fossili nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, con l’obiettivo finale di eliminare completamente le caldaie alimentate da tali combustibili entro il 2040.
A questo punto possiamo ritenere che il nostro settore potrà trarre vantaggio da questa prospettiva? Ed in che modo?
Il primo passo è quella di studiarla a fondo e capire quali prodotti a magazzino disponiamo ed eventualmente quali nuove tipologie potranno essere inserite, tenuto conto che la GDO già da tempo si sta attrezzando per cogliere le sfide del Green Deal.
Certo la situazione internazionale negli ultimi giorni è cambiata, la Presidenza Trump, sta già dettando la rotta di un ritorno al passato sotto lo slogan “Drill Baby Drill”.
Di certo riteniamo che Bruxelles dovrà rivedere alcune posizioni poco praticabili, ma crediamo che L’Europa non voglia tornare indietro, rispetto ai suoi obiettivi.
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