Il 2008, secondo i dati a preconsuntivo elaborati per il periodo gennaio-novembre, dovrebbe concludersi in leggera flessione. Nell’ultimo triennio la produzione italiana di macchine e utensili per la lavorazione del legno è rimasta sostanzialmente stabile, intorno a quota 1.850 milioni di euro. Di questi oltre l’80 per cento realizzati grazie alla esportazione, con un saldo positivo della bilancia commerciale di settore largamente superiore ai 1.300 miliardi.
Ciò che realmente preoccupa è quanto ci aspetta nei prossimi mesi, alla luce del calo degli ordinativi già evidenziatosi nel terzo trimestre e che si è pesantemente acuito nell’ultimo periodo. Una situazione congiunturale estremamente complessa, che non mancherà di far sentire il proprio peso sul fatturato di settore per il 2009.
MACCHINE ITALIANE LAVORAZIONE LEGNO. PRECONSUNTIVI 2008
Utensili compresi, in milioni di euro.
2008 ∆% 08/07
Produzione 1.825 -2,2
Esportazione 1.531 -0,1
Importazione 199 +8,7
Consumo apparente 493 -4,6
Bilancia commerciale 1.332 -1,3
Esportazione/produzione 83,9%
Importazione/consumo apparente 40,4%
Fonte: Ufficio studi Acimall, febbraio 2009 su dati Istat gennaio-novembre 2008.
L’INDAGINE CONGIUNTURALE DI ACIMALL: IL QUARTO TRIMESTRE 2008
L’indagine congiunturale relativa al quarto trimestre 2008, svolta sulla base di un campione statistico rappresentativo sia dal punto di vista dimensionale che della tipologia produttiva, evidenzia una contrazione degli ordini del 38,8 per cento (estero -39,2, Italia -37,8 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2007.
Nell’arco del 2008 i prezzi sono aumentati in media dell’1,3 per cento, mentre i mesi di produzione assicurata – al termine del quarto trimestre – sono attorno a 1,8.
L’indagine qualitativa sull’andamento dei primi mesi del 2009 rivela che il 63 per cento degli intervistati prevede una ulteriore contrazione della produzione, il 30 per cento crede in una sostanziale stabilità, mentre solo il 7 per cento pensa che ci sia spazio per crescere.
L’occupazione viene considerata stazionaria dal 50 per cento del campione, in calo dal 47 per cento e in aumento per un “risicato” 3 per cento. Le giacenze sono stabili per il 47 per cento del campione, in diminuzione per il 30 per cento e in crescita per il restante 23 per cento.
Secondo il 67 per cento del campione gli ordini esteri subiranno un’ulteriore calo, il 33 per cento opta per una sostanziale stabilità. Nessuna delle imprese intervistate scommette su un aumento degli ordini nell’immediato futuro (il saldo negativo è pari a -67). Analoghe le opinioni a proposito dell’andamento del mercato interno.
Innegabile, dunque, il pesante effetto dell’andamento dell’economia mondiale nel comparto delle tecnologie per il legno. Il pessimismo già rilevato nel periodo luglio-settembre 2008 è stato confermato e nel 2009 la situazione non potrà che essere ancora più difficile.
“Come sopravvivere a questa sorta di ‘’era glaciale’’ dell’economia che si è improvvisamente abbattuta sul sistema industriale mondiale?”, si interroga Ambrogio Delachi, presidente di Acimall, l’associazione dei costruttori italiani di tecnologie per il legno.
“Contrariamente a quanto accaduto in passato, oggi è assolutamente impossibile prevedere la fine di questo ciclo. Non avere alcun riferimento temporale rende estremamente difficile per le aziende programmare correttamente le azioni necessarie a superare l’attuale congiuntura.
L’assenza di una incisiva politica di sostegno a favore della meccanica strumentale, accompagnata da una cronica incapacità del sistemo creditizio di interpretare le necessità del nostro settore, non facilita certo le cose. Ancora una volta, dunque, dobbiamo contare quasi esclusivamente sul nostro spirito imprenditoriale”.
“Da parte nostra è comunque doveroso – prosegue il presidente di Acimall – fare una ampia disamina anche dei nostri errori e trarne i dovuti insegnamenti, così da evitare di ripeterli. Il tutto nella piena consapevolezza che, alla fine di questo ciclo negativo, il contesto in cui ci troveremo a operare sarà profondamente mutato e, pertanto, profondamente cambiate dovranno essere le nostre aziende e il modo di condurle”.
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