Il nostro Paese è sostanzialmente in ritardo rispetto ai progressi fatti dalla marca privata nel resto d’Europa. Non puntando a raggiungere le crescite esponenziali registrate in paesi come il Regno Unito e il Portogallo, si deve riconoscere all’Italia un impegno costante che ha avuto come risultati un trend di crescita positivo negli ultimi cinque anni, che a partire dal 2005, addirittura, ha visto crescere mediamente la quota della marca privata di un punto percentuale all’anno. Nei primi sei mesi del 2008, la quota delle private label in Italia è del 14,6%.
Considerando i numeri sottesi alla crescita del fenomeno della marca privata non solo in Italia, possiamo inquadrarlo come una risposta europea alla crisi dei consumi che ha colpito il nostro continente. Attribuire però la crescita totale solo alla crisi congiunturale potrebbe essere fuorviante: non va sottovalutato il lavoro fatto da parte dei retailer di tutta Europa nel segmentare le proprie private label in “premium”, “primo prezzo”, “core” e “altre” (linee bio, regionali, kid).
Nel nostro Paese le private label segmentate valgono il 12,8% del totale marca privata. Nell’anno terminante a giugno 2008, sono stati i segmenti di alta gamma e di primo prezzo quelli che hanno rafforzato la propria quota sul totale private label.
In ogni caso, a sostegno dell’asserzione iniziale di crescita della private label in risposta alla crisi, si deve sottolineare come nell’anno terminante a giugno 2008, la marca privata abbia contribuito per oltre il 45% alla crescita dei retailer nostrani, arrivando ad oltrepassare il 50% nel trimestre aprile-giugno 2008.
(www.tendenzeonline.info)
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