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22/10/2009

IL VALORE DEL SAPER FARE

“Scegli l’originale – scegli il successo” è una nuova campagna d’informazione che raccoglie tutte le più importanti associazioni di produttori di tecnologie per il legno in difesa del know how

Il Know How va difeso e considerato come una caratteristica e qualità originale da tutelare. Quando Eumabois – la federazione europea che raccoglie tutte le più importanti associazioni continentali di produttori di tecnologie per il legno – ha deciso di dare il via alla campagna “Choose the original – choose the success” forse non immaginava il valore che avrebbe assunto. Quando la domanda di beni crolla, quando produrre diventa una scommessa sempre più azzardata la tentazione di “prendere delle scorciatoie” diventa estremamente forte. La contrazione degli ordini, la riduzione dei margini operativi possono arrivare a indurre anche l’imprenditore più attento e lungimirante a sottovalutare quei “mondi” che vengono rappresentati dalle sette parole chiave scelte da Eumabois come estrema sintesi di ciò che rappresenta il vero valore del lavoro dei propri associati: qualità, hi-tech, know-how, reliability, safety, efficiency and experience.
E’ la miscela di questi “ingredienti” la chiave che apre la porta verso sistemi industriali che – grazie anche ai vantaggi che le tecnologie europee offrono – si dimostrano presto ben più competitivi della miglior copia possibile. Il know how, il saper fare. Una parola che ha un significato estremamente importante, che immediatamente crea uno spartiacque insormontabile fra chi la può usare e chi, invece, no. Saper fare significa avere compreso un problema, una situazione. Significa conoscere come questo problema può essere affrontato e saper disegnare gli strumenti che possono aiutare a raggiungere nuovi risultati. Know how è una scommessa con se stessi, vuol dire porsi di fronte a imprenditori che hanno bisogno di una soluzione, di una macchina, di un impianto che permetta loro di fare buoni prodotti, nel minor tempo possibile, con il miglior appeal estetico e formale, con costi industriali che siano in grado di accrescere la loro competitività. Chi deve costruire una risposta a tutti questi problemi deve saper fare. Deve sapere che ciò che sta per costruire non è solo una macchina, ma è la somma di tutte le sue conoscenze, delle esperienze che ha maturato, dei problemi già risolti con successo e di quelli – pochi, ci si augura – che non ha saputo sciogliere.
Quando si sceglie una macchina, un impianto, si sceglie una risposta complessa che nasce dal know del costruttore, dalla esperienza dei suoi tenici, dei suoi ingegneri, dei suoi operai. Un know how che nasce e cresce con il crescere delle capacità di ciascuno, di ogni addetto, di ogni operaio, di ogni impiegato. Il know how di una impresa è la somma del saper fare di tutti coloro che ne fanno parte; è un immenso patrimonio che – proprio perchè nasce dalle esperienze di molti – è capace di autoalimentarsi, di moltiplicarsi all’infinito, di riprodursi. Non esistono prodotti che si possano fare esattamente uguali a quelli di chi li ha inventati. Non esistono beni che si possono copiare pedissequamente, senza sapere di cosa si stia parlando. Se una macchina nasce dalla riproposizione di un progetto copiato, dal mettere insieme parti viste qua e la, non rappresenta un vantaggio duraturo. Una tecnologia ha un obiettivo primario: accrescere la capacità di competere di chi l’ha scelta. Perché consente una maggiore velocità o una migliore qualità o una finitura che colpisce il consumatore finale. Perché permette di fare corpo all’idea di un designer, di un creativo, che ora ha modo di vedere che il suo sogno può prendere forma, trasformarsi in reale. E più questa tecnologia sarà innovativa – in quanto sommatoria, sintesi del maggior numero possibile di esperienze, di capacità, di conoscenze (in una parola: di know how!) – più saprà rispondere alle attese di chi ha deciso di farvi ricorso.



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