Intervista a Antonio Pezzarossa, Amministratore Unico di A.P.Fer
Come state affrontando la riapertura dopo il lockdown?
Dopo i primi giorni di disorientamento abbiamo ripreso l'attività, quasi sorpresi dalla vivacità del mercato e dalla voglia di ciascuno di noi di ricominciare con i ritmi di lavoro consueti. Sono bastati solo pochi giorni per constatare che gli ordini della nostra clientela si stavano riportando ad un livello più che soddisfacente ed il fatturato, di conseguenza, ha iniziato a risalire la china, dopo l'inevitabile scivolone del primo quadrimestre, trainato soprattutto dai prodotti maggiormente richiesti dai consumatori per fronteggiare l'emergenza COVID (cartelli segnaletici di sicurezza, pannelli distanziatori ed in genere prodotti igienizzanti e disinfettanti).
Per contro, la domanda di prodotti legati alla sicurezza ed alla duplicazione di chiavi, che da sempre rappresentano il nostro "core business", ci è apparsa meno sostenuta rispetto ai primi mesi dell'anno. L'effetto combinato di questi opposti andamenti ha fatto sì che la percentuale del fatturato "sicurezza" sul fatturato totale di A.P.Fer si sia ridotta dal 70 al 55%.
Solo a partire dai primi giorni di giugno abbiamo viceversa constatato una richiesta crescente di serrature per porte blindate e di cilindri di alta gamma, ma per poter parlare di una significativa inversione di tendenza riteniamo sia necessario monitorare il mercato ancora nelle prossime settimane.
Quali criticità state riscontrando dopo la ripartenza?
Innanzitutto segnaliamo sicuramente i numerosi ritardi nei pagamenti da parte di quei clienti che, più di altri, hanno sofferto problemi di liquidità a causa del lockdown (a fine marzo gli insoluti in valore sono praticamente triplicati rispetto alla media, mentre A.P.Fer ha fatto fronte come sempre al 100% ai propri impegni con i propri fornitori).
Certo, anche i timori e la paura del futuro originati da quegli avvenimenti, che ognuno di noi ha vissuto in prima persona o nei resoconti televisivi, hanno contribuito ad innescare una catena di insolvenze di natura più psicologica che reale.
Di notevole rilievo, in questo periodo, è stata anche la decisione di ricorrere alla cassa integrazione che abbiamo utilizzato a partire dal mese di aprile, dopo aver smaltito ferie e permessi accumulati.
Ci siamo preoccupati di non lasciare i nostri dipendenti e le loro famiglie in difficoltà, anche garantendo il pagamento regolare delle loro spettanze alla fine di ogni mese, senza dover attendere i rimborsi dall'INPS.
Per questo mese di giugno, infine, prevediamo che il ricorso alla cassa integrazione sarà del tutto marginale.
Tra le criticità di questo periodo, inoltre, non possiamo dimenticare quelle riguardanti la riorganizzazione del servizio di vendita al banco: a causa delle norme di distanziamento individuale, abbiamo dovuto modificare la nostra logistica, predisponendo gli ordini e concordando coi clienti gli orari per il ritiro del materiale. Ci ha fatto piacere constatare come la nostra clientela abbia saputo adattarsi a questi necessari cambiamenti, in alcuni casi apprezzando un nuovo metodo di lavoro, sempre volto a garantire un servizio rapido ed efficiente.
Ad oggi fare previsioni sull'andamento della nostra economia per l'intero 2020 appare, per qualsiasi operatore del mercato, un mero esercizio accademico a causa della presenza di troppe variabili che potrebbero vanificare qualsiasi ragionamento economico.
Come si tradurranno in concreto le previsioni negative dell'economia italiana sulle nostre aziende?
Purtroppo è davvero difficile "vedere positivo" con un PIL in calo del 10%, un rapporto debito/PIL al 160-170%, una disoccupazione crescente e un impatto pesante sulla liquidità del nostro sistema a causa delle ormai prossime scadenze fiscali.
Di fronte a uno scenario così negativo non resta che augurarci che il fondo sia stato toccato e che i segnali positivi riscontrati alla ripartenza, dopo il periodo di lock down, rappresentino i primi passi verso una ripresa delle nostre attività.
Vorremmo rivolgere un augurio speciale a quelle aziende del nostro settore che, come noi, svolgono la loro attività nelle regioni più colpite dal COVID-19 ed hanno quindi dovuto combattere una battaglia ancora più dura a causa di errori, sottovalutazioni ed inefficienze a vari livelli che hanno reso questi mesi ancora più difficili.
Vorrei concludere questa intervista con una nota di ottimismo e di buon umore, utilizzando le parole del cantautore milanese Walter Valdi che a nostro avviso, oltre a rappresentare in modo ironico e divertente l'animo e la mentalità della nostra gente, ne sottolinea la voglia di fare, il modo di pensare positivo e la capacità di affrontare le difficoltà quotidiane con prontezza e determinazione:
"...la Madonnina che a la mattina senza fass vedè, la spara on colp in aria e la dà el via. E numm se gh'emm de fa? Sentom sparaa e alè taccom andà” (la Madonnina che alla mattina senza farsi vedere, spara un colpo in aria e dà il via. E noi cosa dobbiamo fare? Sentiamo sparare e alé cominciamo ad andare). Tratto da "E pur mi disi".
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