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19/05/2020

Covid-19 La fase II delle aziende delle ferramenta La parola a SEBA PROTEZIONE

Intervista a Alberto Minarelli, amministratore delegato SEBA PROTEZIONE

Alberto Minarelli, amministratore delegato SEBA PROTEZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come avete gestito l’emergenza Covid-19?

Siamo sempre rimasti operativi per garantire il servizio sia agli organismi impegnati nella gestione dell’emergenza come la Protezione Civile sia alle aziende che hanno continuato a lavorare perché appartenenti ai settori essenziali. Abbiamo cercato di garantire le condizioni per lavorare in sicurezza introducendo misure come l’orario ridotto e, ovviamente, visto che sono il prodotto che trattiamo, garantendo al personale la piena e continua disponibilità di adeguati dispositivi di protezione individuale.

Anche a causa della iniziale sottovalutazione del fenomeno Coronavirus– si diceva non arriverà da noi – lo scoppio dell’epidemia in Italia ci ha trovato con scorte commisurate alle normali capacità di assorbimento del mercato che, stante l’improvviso picco di richieste, sono andate esaurite in 15 giorni. Per sopperire a questa carenza abbiamo immediatamente provveduto ad attivare diversi canali e a implementare tantissime importazioni per via aerea. Fortunatamente, il fatto che almeno il 60/70% dei materiali da noi importati erano destinati alla Protezione Civile o ad altri organismi impegnati nell’emergenza Covid-19 ci ha permesso di non incorrere, salvo che in ‘un’occasione in requisizioni della merce in arrivo.

 

Parlando delle mascherine una costante di questa emergenza è la confusione tra prodotto certificato e prodotto adatto per uso generico

L’art. 15 del decreto legge n. 18 del 2020 detta disposizioni straordinarie per la gestione dell’emergenza Covid-19 attribuendo all’Inail la funzione di validazione straordinaria e in deroga dei dispositivi di protezione individuale (dpi). La validazione avviene in base alla verifica dell’autocertificazione presentata dalle aziende e non, come avviene nel caso di prodotti certificati, in base a test effettuati da laboratori certificati. Si tratta di una misura dettata dall’esigenza di far fronte alla mancanza di mascherine che riguarda esclusivamente prodotti generici e, quindi, non utilizzabili in applicazione del D. Lgs. 81/08. Il problema è che forse perché non si è dato abbastanza risalto a questo aspetto, si è creata una certa confusione tra questi materiali validati in deroga da Inail, che ribadisco non sono Dpi omologati, ma sono disponibili in gran quantità, e i Dpi certificati secondo le normative e accreditati da laboratori europei che, invece, sono difficili da trovare.

Come azienda che opera da 50 anni nel mondo della safety abbiamo ritenuto doveroso continuare a lavorare esclusivamente con prodotti certificati e a norma e oggi la sfida con cui ci stiamo confrontando è quella di riuscire a soddisfare la richiesta di filtranti facciali FFP1, FFp2 e FFp3 certificati proveniente dal mondo industriale che sta riprendendo la produzione.

In tutto questo non manca un risvolto positivo: la discussione su come ripartire in sicurezza ha acceso un faro sul tema della sicurezza sul lavoro. L’auspicio nostro ma anche della sezione safety di Assosistema cui aderiamo è che tutto questo si traduca in una maggiore sensibilizzazione anche di quella parte del mondo produttivo che ancora non applica correttamente le disposizioni in materia di antinfortunistica.

 

La delocalizzazione totale di certe produzioni è secondo alcuni una delle criticità delle filiere produttive moderne evidenziate dalla pandemia. Per un’azienda come la vostra potrebbe aver senso immaginare in prospettiva di riportare la produzione in Italia?

Il mondo di prima esattamente com’era non tornerà più, ma nonostante questo credo che questa ipotesi continuerà ad essere impraticabile. Siamo nati come produttori di guanti in Italia e una ventina di anni fa, proprio la difficoltà a restare competitivi con i prodotti d’importazione ci ha costretto a trasformarci, mantenendo le produzioni più tecniche e delocalizzando quelle penalizzate dall’elevata incidenza dei costi di manodopera. Ancora oggi, nonostante la produzione di mascherine preveda un utilizzo massiccio di macchinari, produrre in Italia vorrebbe dire mettersi in condizione di non riuscire a venderle al prezzo di mercato a causa della maggior pressione fiscale, dell’eccessiva burocrazia e, soprattutto, dei costi dell’energia.

 

Come vi siete attivati a livello di comunicazione per evidenziare la differenza tra un Dpi certificato e un prodotto generico?

Utilizziamo il sito per veicolare il maggior numero di notizie possibili. Inoltre, abbiamo mandati diverse circolari ai nostri clienti nelle quali segnaliamo la presenza sul mercato di prodotti non conformi e valorizziamo il fatto che tutti gli articoli che abbiamo a catalogo sono omologati. Un Dpi certificato è facilmente riconoscibile, perché riporta il codice identificativo del laboratorio che ha emesso il certificato e che può essere utilizzato per verificare, consultando la banca dati europea, per verificare se è accreditato nella Ue. In queste settimane notiamo che, forse perché sono consapevoli della presenza su mercato di prodotti non omologati e vogliono evitare di esporsi al rischio di incorrere in un reato penale, le aziende hanno cominciato a chiedere di vedere direttamente il certificato di omologazione per trovare evidenza tra il certificato e la marcatura sul prodotto stesso.

 

Quali sono le previsioni per la vostra azienda da qui a fine anno?

Al momento siamo in linea con l’andamento del pari periodo dello scorso anno. Il massiccio ricorso alla Cassa Integrazione ha determinato una flessione dei volumi di DPI acquistati dall’industria, ma prevediamo di riuscire a compensare il fatturato perso con le richieste legate all’emergenza. Prevediamo che anche ni prossimi mesi sarà difficile poter contare su forniture pianificate. In questo momento  la penuria di scorte riguarda soprattutto i guanti monouso che sono difficilissimi da reperire. La pandemia ha determinato un massiccio utilizzo perché si adottano guanti come protezione perché a parte la distanza ma evita il contatto. Meno facile implementare nuove produzioni perché rispetto alle mascherine vengono prodotti in impianti molto costosi che non possono essere facili da fare.

Tanto più la cassa integrazione andrà a cadere tanto più il consumo salirà e noi torneremo alla normalità. Penso che per fare questo serva ameno un anno.

 

 

 

 

 



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