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31/10/2019

ELETTROUTENSILI, CACCIAVITI E VITI SONO GLI ARTICOLI PIÙ RUBATI NEL DIY.

Secondo il report “Retail Security in Europe. Going Beyond Shrinkage” i furti nel Fai Da Te corrispondono all’1% del fatturato.

Il Fai-Da-Te sta vivendo in Italia un momento di grande successo: gli appassionati del lavoro manuale sono sempre di più e con essi crescono anche le vendite di utensili e accessori legati a queste tipologie di attività. Quest’estate l’Osservatorio Non Food ha pubblicato la sua annuale ricerca che fotografa i comportamenti di consumatori e retailer di 13 comparti non alimentari. Ne è emerso che il 2018 si è chiuso con 105 miliardi di euro di vendite, con un incremento dello 0,9% nella crescita rispetto all’anno precedente e in particolare il settore del bricolage ha registrato una crescita dello 0,5%.

Per i retailer del DIY questo incremento nelle vendite non può che essere un dato incoraggiante. Eppure le sfide da superare sono ancora tante, prima fra tutte il contrasto delle perdite dovute allo shrinkage. Infatti secondo il report “Retail Security in Europe. Going beyond Shrinkage” realizzato da Crime&Tech, spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il supporto di Checkpoint Systems, tra il 2015 e il 2017 la media delle differenze inventariali in Europa per il Fai-Da-Te ha raggiunto l’1.0% dell’intero fatturato, con un costo economico totale pari a 2.990.816.000 euro.

Anche per l’Italia sono state evidenziate delle cifre altrettanto considerevoli: il valore delle differenze inventariali nel DIY è 198 milioni di euro l’anno e la spesa in misure di sicurezza equivale a 209 milioni di euro. Sommando questi dati a quelli corrispondenti degli altri settori commerciali, si ottiene poi un valore di shrinkage pari a 3,3 miliardi di euro annui contro gli 1,5 miliardi di euro all'anno che i retailer spendono in media in misure di sicurezza. Il costo totale attribuibile alle perdite nell’intero settore retail in Italia può quindi essere stimato sui 4,8 miliardi di euro all'anno, un valore che corrisponde all’incirca a 80 euro pro capite annui.

Lo studio rivela inoltre quali sono i prodotti più rubati per numero nel Fai- Da-Te: l’elettroutensileria, gli accessori di telefonia seguiti dagli strumenti di idraulica, colla e nastro adesivo e i cacciaviti. Secondo invece una classificazione per valore degli articoli, si mantengono in cima alla lista gli elettroutensili, seguiti da cacciaviti e viti, accessori per la casa e per la telefonia.

Tutti questi sono dati indubbiamente interessanti perché offrono ai retailer una fotografia della situazione attuale del mercato insieme alla possibilità di studiare contromisure sempre più efficaci, per fare in modo che i valori delle perdite diminuiscano anno dopo anno. Un’arma in più nelle mani dei retailer è l’implementazione di programmi di protezione alla fonte che permettono, con il supporto del team di Checkpoint, di identificare i prodotti più rubati, di valutare le opzioni di protezione in risposta ai cambiamenti del packaging e del brand e di misurarne i risultati prima e dopo l’avvio del programma.

Al momento in Italia praticamente tutti i retailer del DIY adottano sistemi a radiofrequenza: dunque un ulteriore passo avanti nel contrasto efficace delle differenze inventariali potrebbe consistere nel creare occasioni di confronto tra tutti i player del Fai-Da-Te. Momenti di networking e condivisione sarebbero infatti di grande aiuto sia per i consorzi della distribuzione specializzata sia per i grandi gruppi del settore, attraverso i quali potrebbero sviluppare strategie comuni e attività congiunte a partire dall’individuazione delle merceologie che sono sottoposte maggiormente al fenomeno del taccheggio. Lavorare in gruppo con un comune obiettivo non può che portare benefici all’intero settore.

 

 



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