Franco Morganti, Ceo di Morganti Spa Kapriol
Come avete gestito l’emergenza Covid-19?
Quando è stato emanato il Dpcm che introduceva il lockdown, la nostra azienda aveva già interrotto la normale operatività da una settimana. Trattando Dpi avevamo i codici Ateco per aprire, ma abbiamo preferito confermare la nostra scelta iniziale in modo da offrire le massime garanzie a tutto il personale. In questo periodo le uniche persone a recarsi in azienda sono state quelle necessarie a garantire l’amministrazione ordinaria (pagamenti, gestione delle banche ecc.). E proprio per soddisfare e richieste provenienti dalla clientela ci siamo impegnati a mettere a messa a punto una linea di prodotti specifica per l’emergenza Covid-19. Infine, abbiamo deciso di sostenere le persone più esposte a contagio donando tutte le mascherine a stock.
Gli uffici sono rimasti restare sempre operativi anche se in modalità smart working. Questo ci ha consentito di continuare a essere in contatto con i clienti e con gli agenti, Da maggio le presenze sono organizzate con una turnazione che limita le presenze in ufficio a due persone al massimo e solo in presenza di specifiche necessità. Anche il reparto spedizioni sarà operativo al 60% con turnazioni settimanali che puntano a dare continuità al servizio, ma sempre in condizioni di sicurezza.
Come descriverebbe lo scenario di mercato col quale vi state confrontando?
Da maggio abbiamo cominciato a ricevere ordini per articoli non legati all’emergenza coronavirus. E questo mi pare un segnale molto positivo. La maggior parte dei Paesi europei con cui lavoriamo non ha mai completamente interrotto l’attività. In Francia, il nostro mercato estero più importante, i magazzini di edilizia e le rivendite di ferramenta hanno continuato ad operare magari con formule come il drive in che escludevano la presenza del pubblico. Non solo, mi risulta che a Parigi gli score giornalieri dei grandi magazzini Leroy Merlin siano in questo periodo superiori agli score dello scorso anno. Le informazioni che arrivano da Germania, Austria e in generale dall’estero sono positive. In Italia la situazione appare forse un po’ più variegata con la grande distribuzione che è partita alla grande realizzando numeri importanti soprattutto su alcuni reparti.
Per ovvi motivi la domanda di Dpi è elevata. Tanto che la nostra Divisione Safety registra un incremento del +150% rispetto al pari periodo dello scorso anno. E questo nonostante sulle mascherine in un certo momento abbiamo avuto notevoli difficoltà di approvvigionamento. Ha contribuito a questo risultato la nuova linea di igienizzanti che, come accennavo prima, abbiamo rapidamente messo a punto grazie alla collaborazione con produttori italiani che ci ha consentito di far fronte al picco di richieste.
Dal punto di vista finanziario, un problema con cui prevedibilmente vi scontrerete è la carenza di liquidità?
Spiace dirlo, ma ancora una volta constato che il fenomeno degli insoluti e dei ritardati pagamenti è soprattutto italiano. Tranne pochissime eccezioni i clienti esteri, che per noi rappresentano il 50% circa del fatturato, hanno rispettato le scadenze. Le catene della grande distribuzione che fanno riferimento a gruppi stranieri hanno mantenuto la consueta puntualità nei pagamenti anche per le forniture fatte alle loro filiali in Italia. Mi amareggia invece dover constatare che anche tra le catene non sia mancato chi ha cercato di speculare sulla situazione per ottenere dilazioni. In qualche caso non sono state onorate le scadenze di fine febbraio/inizio marzo che si riferivano a merce consegnata a fine ottobre, che probabilmente era già stata venduta. Per quanto riguarda invece la piccola e media rivendita di ferramenta e di materiali edili devo dire che in generale l’atteggiamento è stato improntato a un maggior senso di responsabilità, anche se gli insoluti sono passati dal 7% al 30 – 35%. Stiamo analizzando le situazioni una a una con l’intenzione di aiutare chi è realmente in difficoltà a superare questo momento di crisi. In futuro andremo a riconsiderare alcuni rapporti commerciali tenendo conto della correttezza dimostrata in questa fase. A complicare tutto contribuisce anche il fatto che al momento non hanno trovato concreta attuazione le misure atte a immettere liquidità nel mercato. Cosa che, invece, all’estero è successa.
In prospettiva, quali sono le sue previsioni da qui a fine anno? Si potrà recuperare parte il fatturato?
Guardo con maggior ottimismo ai mercati esteri dove non escludo di riuscire a recuperare il fatturato perso in queste settimane, attestandoci ai livelli dello scorso anno. Per quanto riguarda il mercato nazionale penso che molto dipenderà anche dall’andamento dell’epidemia. Se davvero l’arrivo del caldo coinciderà con una riduzione dei contagi e, soprattutto, se si riuscirà a evitare la seconda ondata annunciata da alcuni per l’autunno, penso che riusciremo a recuperare.
Tra i settori da Lei serviti quale la preoccupa di più in prospettiva pensando al recupero?
Più che per settori ragionerei in termini di singolo cliente. Chi è sopravvissuto alla crisi del 2008, ma restando in una situazione di difficoltà molto probabilmente è destinato a soccombere. Per questo motivo mi aspetto una nuova riconfigurazione della distribuzione che vedrà in vantaggio chi ha maggiori disponibilità economiche e chi in passato ha investito per riconfigurare il layout del punto vendita in modo da strutturare meglio i percorsi e oggi si trova in vantaggio nel gestire gli accessi ottemperando alle disposizioni in materia di distanziamento.
(Nella foto sotto: Sandro Morganti (al centro ) con i figli Alberto (a sinistra) e Franco (a destra))
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