Il Bitcoin è una valuta virtuale creata nel 2009, che si può usare per comprare oggetti reali e che non è soggetta al controllo delle banche. In questi mesi se ne parla molto e per varie ragioni, prima tra tutte l’incertezza provocata dalla crisi greca ed europea. Lo scambio di questa moneta avviene tramite il protocollo peer-to-peer (da computer a computer). Il suo valore è fluttuante. Per esempio, a maggio del 2012 un Bitcoin valeva 2 dollari, mentre oggi ne vale circa 175. Con questa moneta non cartacea è possibile comprare beni (sono sempre di più coloro che la accettano come denaro), ma la si può anche vendere in cambio di denaro corrente (euro, dollari o altre valute). Bisogna però trovare i negozi che accettano questa moneta virtuale. La possibilità di coniare nuovi Bitcoin non è infinita. Esiste infatti un limite preciso: 21 milioni di unità. Tale cifra sarà raggiunta nel 2140. Su ogni Bitcoin è “scritto” chi ne è il proprietario. In questo modo, lo si può spendere una volta solamente, così da evitare possibili truffe. Il database di chi possiede Bitcoin comprende tutti coloro che formano la rete peer-to-peer. Non esiste, almeno per ora, nessuna legge che vieti questo tipo di valuta. L’assenza fisica e l’utilizzo di una rete peer-to-peer come circuito rende impossibili una regolamentazione e un controllo. Si dice che l’uso dei Bitcoin garantisca la massima discrezione. Questo è solo parzialmente vero. Le transazioni sono pubbliche e conservate per sempre nel network e le attività di ogni Bitcoin address possono essere consultate da chiunque. Il nome del titolare, però, non è in alcun modo palese finché non è lui stesso a rivelarlo nel corso di una transazione. Per questo motivo, gli ideatori della moneta virtuale consigliano di creare un nuovo Bitcoin address ogni volta che si riceve del denaro, specialmente quando si tratta di transazioni effettuate tramite un sito web, che è pubblico. Ogni Bitcoin address prevede un wallet grazie a cui si può custodire e spendere tale valuta. È possibile gestire il proprio portafogli anche tramite sistemi internet, un metodo comodo per pagare in valuta virtuale anche nei negozi tradizionali. Quella del Bitcoin è una realtà ancora giovane e poco conosciuta. Questo comporta che se ne possa discutere senza condizionamenti ideologici di alcuna natura. L’argomento ha implicazioni concrete, implicazioni che per qualcuno sono disastrose, mentre per altri sono interessanti.
La crisi economica dell’Occidente, gli scandali che coinvolgono le banche e la situazione della Greca hanno reso evidenti le gravi falle del sistema finanziario che regola il nostro mondo. Le persone hanno acquisito coscienza che un sistema che credevano robusto è in realtà fragile e si sono quindi aperte verso soluzioni alternative. E alcuni vedono il Bitcoin come una possibile cura della parte malata del sistema finanziario, quella che si occupa della creazione della moneta. Da tempo le banche centrali non devono più garantire una copertura aurifera del denaro che stampano. il valore nasce da accordi tra chi le emette e le persone che lo usano: in altri termini, le due parti concordano che quella determinata banconota vale effettivamente la cifra riportata sopra di essa. L’unica autorità che può stampare denaro nell’Unione Europea è la BCE, i cui soci proprietari sono le banche centrali nazionali. E qui sorge il problema, perché le banche centrali non sono istituzioni pubbliche, cioè non sono di proprietà dello Stato, ma sono organismi privati. Se uno Stato europeo ha bisogno di iniezioni di denaro nel circuito, deve chiederlo in prestito alla BCE. In cambio deve prometterle di restituirlo compilando un documento che si chiama Titolo del debito pubblico. In pratica, la BCE acquista il debito degli Stati in cambio di banconote. Questo debito, prima o poi, va saldato. Se lo Stato non è in grado di restituirlo, ogni anno aumenta. Il debito pubblico, quindi, è sostanzialmente un debito che i cittadini di ogni nazione hanno nei confronti delle banche centrali.
Il Bitcoin si sottrae a queste logiche, da molti considerate al limite dell’usura, e reintroduce la proprietà popolare della moneta. Bitcoin sì o Bitcoin no? Difficile schierarsi, per ora. Di certo, pensare a una moneta al di fuori del sistema ufficiale di produzione del denaro è affascinante. Ma non si possono ignorare i pericoli che si corrono nell’usarla.
Il direttore
Camilla Francesca Galimberti
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