L’industria italiana delle fiere ha meglio reagito alla crisi economica rispetto a quanto fatto dall’industria del paese.
Questo è quanto emerge dal rapporto redatto da CFI-Agenzia di Confindustria per le fiere, e presentato questa mattina al Circolo della stampa di Milano.
All’incontro, presenziato da Gian Domenico Auricchio, presidente CFI, e Franco Bianchi, segretario generale, sono intervenuti organizzatori di manifestazioni espositive in rappresentanza dei principali quartieri fieristici e settori che costituiscono il tessuto industriale del paese: dalla moda all’arredamento, dall’agroalimentare alla meccanica, dal bene strumentale al ciclo e motociclo, alla nautica. Accanto ai vertici di CFI: Anton Francesco Albertoni, presidente UCINA-CONFINDUSTRIA NAUTICA, Guido Corbella, amministratore delegato CENTREXPO/IPACK-IMA, Guglielmo Gandino, presidente UNACOMA SERVICE, Antonio Gavazzeni, presidente EMI, Carlo Guglielmi, presidente COSMIT, Giovanni Mantovani, direttore generale VERONAFIERE, Alfredo Mariotti, segretario generale FEDERMACCHINE, Massimo Martinoli, consigliere ANCI SERVIZI, Raffaello Napoleone, amministratore delegato PITTI IMMAGINE, Costantino Ruggiero, direttore generale EICMA. E’ intervenuto inoltre Enrico Pazzali, amministratore delegato Fiera Milano.
Secondo i dati elaborati da UFI, Unione delle Fiere internazionali, nel 2008, sono stati venduti 109 milioni di metri quadrati di superficie allestita, per circa 31.400 eventi organizzati. Con il 43,6% del totale, l’Europa è risultata l’area a maggior concentrazione di eventi espositivi, ben 13.700. Segue il Nordamerica, che ha ospitato 12.500 manifestazioni, pari al 39,8% del totale.
Se si considera il paramento della superficie espositiva allestita, il peso dell’Europa rispetto al contesto mondiale cresce ulteriormente. Con 53,5 milioni di metri quadrati allestiti a stand, il vecchio continente assorbe circa la metà dello spazio fieristico venduto nel 2008. Il Nordamerica resta ben distanziato a quota 28,5 milioni, pari al 26% del totale, seguito da Asia e Oceania con 20 milioni, pari al 18%, Sudamerica con 4,1 milioni (4%), Medio Oriente con 2,4 milioni (2%), Africa con 0,5 milioni (1%)
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