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26/04/2011

ORDINI DI MACCHINE UTENSILI: IL PRIMO TRIMESTRE CONFERMA LA RIPRESA (+19,1%)

Giancarlo Losma, presidente: “L’apatia prolungata espressa dalla domanda interna rischia di atrofizzare la struttura produttiva del comparto che, più di ogni altro, rappresenta lo scheletro del manifatturiero del paese.

“Se il provvedimento degli ammortamenti liberi, che i costruttori italiani richiedono da tempo, non può essere attuato nel breve periodo per la mancanza di risorse non è accettabile che i coefficienti con cui le imprese possono dedurre gli oneri sostenuti per l’utilizzo di beni strumentali siano invariati da oltre vent’anni”.


Incremento a doppia cifra per l’indice degli ordini di macchine utensili che, nel primo trimestre 2011, cresce del 19,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un valore assoluto pari a 112,9 (2005=100).

Si allunga dunque il trend positivo che – come emerge dai dati elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE – conta cinque trimestri consecutivi di crescita, a conferma della ripresa degli investimenti in beni strumentali. Nonostante ciò resta profondo il solco tra l’andamento del mercato interno, ancora stagnante, e di quello estero, che ha recuperato brillantemente buona parte del terreno perso nel 2009.

L’indice degli ordinativi raccolti sul mercato domestico, in calo dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2010, dimostra ancora la debolezza della domanda interna la cui ripartenza appare fiacca, come evidenziato dall’indice assoluto che si ferma a quota 69,2.

Al contrario, il riscontro ottenuto dai costruttori italiani sui mercati stranieri è soddisfacente come testimonia l’indice degli ordini raccolti all’estero che, cresciuto del 32,7% rispetto allo stesso periodo del 2010, ha raggiunto valore assoluto pari a 141,9, tornando a avvicinarsi ai livelli record segnati nel 2007.

Dall’analisi dei dati di export elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa a partire dalle rilevazioni ISTAT, emerge chiaramente l’eterogeneità dei mercati di sbocco dell’offerta italiana di settore.

In particolare, nel 2010 la Cina è balzata ai vertice della classifica delle aree di destinazione del made in Italy di comparto, acquisendo il 14,2% del totale esportato dall’industria italiana. Seguono Germania (con il 10,5%), Stati Uniti (5,8%), India (5,6%), Francia (5,6%), Russia (4,8%), Brasile (4,7%). Nei primi sette posti della classifica sono presenti tutti i paesi del BRIC.

“Se i riscontri provenienti dai mercati stranieri sono confortanti - ha affermato Giancarlo Losma, presidente UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione - differente è la risposta espressa dal mercato domestico che ancora stenta a ripartire”.

“L’apatia prolungata espressa dalla domanda interna è preoccupante, essa rischia di atrofizzare la struttura produttiva del comparto che, più di ogni altro, rappresenta lo scheletro del manifatturiero del paese”.

“Tutto questo rende indispensabile una riflessione approfondita sulle misure da attuare per ridare slancio ai consumi di beni strumentali. Pur comprendendo che il budget a disposizione del Governo, impegnato oggi sul fronte della quadratura dei conti pubblici, è ridotto all’osso – ha continuato Giancarlo Losma – riteniamo che non possano essere completamente accantonate le misure volte a sostenere il rilancio della competitività del sistema economico”.

“Se il provvedimento degli ammortamenti liberi, che i costruttori italiani richiedono da tempo, non può essere attuato nel breve periodo per la mancanza di risorse – ha continuato Losma – non è accettabile che i coefficienti con cui le imprese possono dedurre gli oneri sostenuti per l’utilizzo di beni strumentali siano invariati da oltre vent’anni. Quella della revisione delle aliquote di ammortamento è una promessa che reca data 2008. L’attuale tabella di riferimento risale al 1988, molto è cambiato da allora, la tecnologia sottesa ai macchinari ha completamente rivoluzionato il modo di produrre e di operare dell’intero manifatturiero, per questo occorre un adeguamento immediato. Ciò che si aspettano i costruttori, così come gli operatori a valle della filiera produttiva, è l’attuazione della revisione, secondo quanto espresso nel decreto anticrisi (Dl 78/09), che prevede l’incremento delle aliquote per i cespiti a più elevata tecnologia e per quelli che assicurano risparmio energetico”.



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